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Malattie infettive

Una sola dose di vaccino potrebbe favorire lo sviluppo di varianti resistenti. Ecco perché

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Continuano i dubbi e le incognite riguardo i vaccini. In particolare, sembra che somministrando una singola dose di vaccino si possa favorire lo sviluppo di varianti resistenti. Un tema che fa discutere in questi giorni a causa delle indicazioni fornite dal Comitato consultivo per la vaccinazione e l’immunizzazione dell’Agenzia del farmaco britannica, MHRA. Nel Regno Unito, infatti, l’idea è quella di ritardare il richiamo estendendo a 3 mesi l’intervallo tra la prima e la seconda dose. L’obiettivo? Aumentare il numero di persone vaccinate. In questo momento, infatti, il numero vaccini a disposizione non consente di fornire la seconda dose a tutti. Meglio, perciò, aumentare le prime dosi. Ma questa soluzione è davvero sicura?

Vaccini e varianti resistenti al Covid

La modifica ai programmi di somministrazione riguarda sia il vaccino di Pfizer sia quello di Oxford/Astrazeneca. Utilizzando una singola dose, tuttavia, non si sa con certezza quali siano i rischi a cui si va incontro. I vaccini proteggono dalle forme sintomatiche (e non necessariamente dal contagio) con un’efficacia superiore al 90% ma se vengono somministrati una sola volta tale efficacia si riduce al 52%. Tuttavia, questa non sembra essere l’unica fonte di preoccupazione. Aumentando il distanziamento, il virus potrebbe mutare con molta più facilità dando luogo a varianti ipoteticamente più contagiose, pericolose o resistenti ai vaccini in commercio. Dello stesso avviso è il professor Thomas Mertens presidente della Commissione permanente tedesca per le vaccinazioni: «una protezione insufficiente per le persone colpite dal virus se entrambe le dosi non vengono somministrate […] si teme che ciò possa favorire lo sviluppo di mutazioni resistenti al vaccino». La preoccupazione si evidenzia anche in una dichiarazione congiunta del commissario Stephan Hahn e del dottor Peter Marks, direttore divisione vaccini dell’FDA: «suggerire modifiche al dosaggio autorizzato dalla FDA o ai programmi di questi vaccini è prematuro e non solidamente radicato nelle prove disponibili».

Cosa accadrà in Italia?

Nessuno lo sa con certezza ma, al momento, l’idea è quella rispettare il calendario vaccinale approvato dall’EMA (Agenzia Europea del Farmaco) ovvero un distanziamento di 4 settimane tra la prima e la seconda dose per il vaccino Moderna. Ottime le aspettative anche per il vaccino di Janssen Pharmaceutica (Johnson&Johnson), il cui arrivo è previsto per fine gennaio. Se tutto andrà come sperato, si avranno a disposizione almeno 1 miliardo di dosi entro la fine dell’anno di cui 27 milioni per l’Italia.

2 Commenti

1 Commento

  1. Roberto Carlo Moretti

    14 Gennaio 2021 at 7:39

    L’agire con precipitazione da parte dei governi di tutto il mondo verso una vaccinazione di massa rivela pressappochismo e un falso interesse alla tutela della salute delle persone. Se avessero a cuore veramente la tutela della salute e della vita umana userebbero più prudenza nell’inoculare vaccino non compiutamente sperimentati e tutelerebbero la vita umana sin dal grembo delle madri. Sotto i riflettori meno di 2 milioni di morti per covid nel mondo in un anno e sotto silenzio gli oltre 51 milioni di aborti ogni anno nel mondo !! Non possono che definirsi queste che contradditorie “politiche di tutela della salute e della vita” .!!

  2. Eliseo Taffuri

    14 Gennaio 2021 at 19:31

    Se lo facciano nella materia cerebrale il vaccino semmai gliene fosse rimasta….

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