Salute
Diabete di tipo 2: sintomi e diagnosi della patologia

In Italia, 4 milioni di persone hanno ricevuto una diagnosi di diabete. Tuttavia, il dato non è ancora definitivo: si stima che un milione e mezzo di italiani ne siano affetti senza saperlo. Le informazioni fornite dal Ministero della Salute sottolineano la necessità di portare maggiore attenzione su una malattia che ancora oggi tende a essere trascurata.
Ma cos’è il diabete? E quali sono le differenze tra diabete di tipo 1 e 2? E ancora: a quali sintomi del diabete prestare attenzione per giungere a una diagnosi? Queste le domande a cui daremo risposta.
Cos’è il diabete
La prima cosa da sapere è che il diabete è una malattia metabolica cronica, che insorge nel momento in cui l’insulina – l’ormone prodotto dal pancreas, precisamente dalle cellule beta delle isole di Langerhans, e responsabile della regolazione della glicemia – non viene prodotta in quantità sufficiente oppure non riesce ad agire in modo efficace.
Il risultato? Un eccesso di glucosio nel sangue, condizione che prende il nome di iperglicemia. Esistono due forme principali di diabete: tipo 1 e tipo 2 (ma troviamo anche il diabete gestazionale e il diabete secondario). Entrambe le tipologie condividono l’iperglicemia come manifestazione comune, ma presentano origini e meccanismi differenti.
Le tipologie di diabete e le differenze tra tipo 1 e tipo 2
Sebbene entrambe portino a un’eccessiva presenza di zucchero nel sangue, le cause, l’età di insorgenza e il trattamento possono essere molto diversi. Iniziamo dal diabete di tipo 1, malattia autoimmune di causa sconosciuta che porta alla distruzione delle cellule beta pancreatiche: poiché non più presenti, non vi è insulina. Il diabete di tipo 1 è anche detto “diabete giovanile”, per l’insorgenza frequente in tenera età o durante l’adolescenza. La terapia prevede l’assunzione di insulina a vita.
Il diabete di tipo 2, invece, è la forma più comune (il tipo 1 interessa il 10% della popolazione). In questo caso il corpo produce l’insulina, ma non la utilizza correttamente (insulino-resistenza), oppure ne produce in quantità insufficiente. Si manifesta solitamente dopo i 40 anni, ma negli ultimi anni si è osservato un incremento anche tra i più giovani, spesso a causa di uno stile di vita sedentario e di una dieta non correttamente bilanciata.
La sintomatologia del diabete di tipo 2
Il diabete di tipo 2 ha un’insorgenza spesso lenta e silenziosa. Proprio per questo motivo talvolta resta inosservato per lunghi periodi: molte persone ricevono una diagnosi solo in seguito a dei controlli di routine. Non a caso, la sua diffusione è stata descritta come “epidemia silenziosa”.
I segnali a cui prestare attenzione sono diversi, seppure piuttosto generici. Tra i più comuni troviamo un senso di sete persistente, la necessità di urinare frequentemente durante la giornata, una stanchezza che non si attenua con il riposo e una perdita di peso inspiegabile. Alcune persone riferiscono anche una visione offuscata, una maggiore sensibilità alle infezioni (batteriche o micotiche), oppure tempi più lunghi per la guarigione delle ferite.
Spesso questi sintomi vengono sottovalutati. Ecco perché è fondamentale non trascurare i cambiamenti che percepiamo nel nostro corpo, anche quando sembrano banali o comuni. In presenza di questi sintomi, è importante rivolgersi al proprio medico di base.
Insorgenza e diagnosi
L’età media di esordio si colloca dopo i 40 anni, ma oggi si registrano casi anche tra i più giovani. La diagnosi del diabete avviene attraverso gli esami del sangue prescritti dal medico. I più comuni sono la glicemia a digiuno e l’emoglobina glicata (HbA1c). I valori di riferimento sono i seguenti:
- glicemia a digiuno >126 mg/dl (il test deve essere svolto in due giornate diverse per giungere alla certezza della diagnosi);
- valori maggiori di 6.5% di emoglobina glicata (anche in questo caso è sempre previsto un secondo prelievo);
- glicemia>200 mg/dl con sintomatologia relativa al diabete.
Come accennato, in presenza di uno o più sintomi tra quelli descritti, è importante rivolgersi al proprio medico di base. Sarà lui a valutare la necessità di approfondire con esami del sangue, utili a verificare i livelli di glicemia.
A partire dai 40-45 anni, inoltre, è consigliabile sottoporsi a controlli periodici: solo così possiamo intercettare precocemente questa “epidemia silenziosa” e intervenire in tempo.
