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Alimentazione

Dietrofront, la carne non fa male. Ma i salumi sì. Ecco i danni che possono causare

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La carne, specie quella rossa, è da tempo sul banco degli imputati. Accusata di provocare malattie cardiovascolari e morte prematura, in realtà non sembra essere realmente colpevole. Il rischio, infatti, si correrebbe esclusivamente con la carne lavorata (di qualsiasi genere). Ecco quali sono i risultati ottenuti dagli scienziati dell’Università Aga Khan di Karachi.

E’ vero che la carne rossa fa male?

Lo studio, condotto su un ampio campione formato da oltre 134mila persone provenienti da 21 paesi e 5 continenti, ha valutato il legame tra il consumo di carne e malattie cardiovascolari. Tutti i volontari sono stati seguiti per circa un decennio ed è grazie a loro che si è scoperto che non è il consumo di carne rossa tradizionale a causare danni alla salute di cuore e arterie, ma il consumo della sua parente più stretta carne lavorata, alias salumi. Sembra infatti che bastino 150 grammi a settimana per assistere a un aumento del 46% di incappare in malattie cardiovascolari e del 51% di morte prematura rispetto alle persone che consumavano solo carne normale o non la consumavano affatto. Livelli moderati di carne non trasformata non hanno avuto impatti negativi sulla salute dei partecipanti allo studio.

Carne e malattie cardiovascolari

«Le prove di un’associazione tra l’assunzione di carne e le malattie cardiovascolari non sono coerenti. Volevamo quindi comprendere meglio le associazioni tra l’assunzione di carne rossa non trasformata, pollame e carne lavorata con i principali eventi di malattie cardiovascolari e mortalità», ha spiegato Romaina Iqbal, prima autrice dello studio e professore associato presso l’Università Aga Khan di Karachi, in Pakistan. «La totalità dei dati disponibili indica che è improbabile che il consumo di una modesta quantità di carne non trasformata come parte di un modello alimentare sano sia dannoso», ha affermato Mahshid Dehghan, ricercatore del Population Health Research Institute (PHRI) della McMaster University e Hamilton Health Scienze. Lo studio Prospective Urban Rural Epidemiology (PURE) è stato lanciato nel 2003 ed è il primo studio multinazionale in grado di fornire informazioni sull’associazione tra assunzione di carne non trasformata e lavorata e il collegamento con individui provenienti da paesi a basso, medio e alto reddito. «Lo studio PURE esamina popolazioni sostanzialmente più diverse e modelli di dieta più ampi, consentendoci di fornire nuove prove che distinguono tra gli effetti delle carni lavorate e non trasformate», ha dichiarato Salim Yusuf, direttore esecutivo del PHRI.

Occorreranno comunque altri studi allo scopo di ottenere ulteriori approfondimenti, per esempio comprendere se la qualità della carne trasformata o meno potesse essere diversa a seconda del Paese da cui provenivano i partecipanti. In ogni caso gli scienziati ritengono che i risultati in loro possesso «indicano che la limitazione di carne lavorata dovrebbe essere incoraggiata».

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