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Il sonno dei bambini: verità e miti

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Bambino che dorme
Bambino che dorme (pixabay)

La nascita di un bambino è un momento di gioia, ma porta con sé, anche notti insonni, spesso inaspettate. Questa esperienza, comune a molti genitori, è una tappa inevitabile.

Abbiamo chiesto alcune informazioni alla Dott.ssa Antonella Tartaglione, psicologa e psicoterapeuta a Roma.

“Molti genitori raccontano delle loro esperienze legate alla stanchezza ed esasperazione per le notti insonni; questa poi la motivazione che li ha spinti a contattare chi si definisce “fata del sonno” promettendo risultati miracolosi. Mi capita spesso di vedere bambini anche più avanti con problematiche, legate appunto a danni fatti nei primi mesi di vita. Purtroppo, è bene sapere che si, si può chiedere aiuto, ma a è bene farlo scegliendo il professionista giusto! Ci possono essere aspetti che possono essere migliorati sul tema sonno, questo sì sicuramente ma è bene cercare un professionista specializzato che tenga conto anche degli aspetti evolutivi dei vostri bimbi con una preparazione a questo dedicata quale quella di psicologi e/o psicoterapeuti magari dell’età evolutiva formati anche in psicologia perinatale e nello specifico sul sonno del neonato; tutto questo per evitare danni futuri ben peggiori da affrontare”.

La ricerca di soluzioni miracolose

“La nascita di un figlio mette a dura prova il proprio sonno, molti non si aspettano questo stravolgimento notturno, non c’è dubbi purtroppo va attraversato ed è impossibile sottrarsi a ciò.

Come già detto ricevo spesso telefonate di mamme disperate che si sono affidate a persone non realmente competenti ed abilitate, ma c’è da dire forse in modo un po’ brusco che è  inutile gettar via i propri soldi con chi promette di far dormire vostro figlio o figlia tutta la notte perché i bisogni fisiologici del neonato hanno ritmi diversi rispetto a quelli dei genitori e per scopi di lucro viene trascurato tutto l’aspetto affettivo e la parte delle relazioni primarie.

Certo è durissimo affrontare tutte le notti, i risvegli dei propri cuccioli ed essere poi anche vigili e attenti il giorno seguente, è innegabile, ma fortunatamente è solo una fase.

Spesso per far capire bene il concetto chiedo ai genitori di mettersi nei panni del proprio piccolo per capire cosa sta cercando di comunicare loro con il pianto notturno. Molto spesso sta dicendo questo: “non lasciarmi solo, ti prego, coccolami, tienimi accanto a te, perché solo così mi sento al sicuro; ho voglia di essere consolato, allattato di stare accanto a te, sentire il tuo odore, questo mi rassicura e mi aiuta a dormire serenamente!”.”

L’importanza dell’allattamento e la comprensione del sonno

Comprendere cosa sta cercando di comunicarvi il vostro piccolo è essenziale per affrontare questa fase, questa sfida.

Viviamo in una società frenetica, che chiede di essere subito scattanti pronte, dove l’allattamento, pur essendo un alleato, viene spesso visto come un ostacolo. Eppure, l’allattamento contribuisce al sonno sia del bambino che della mamma.

Le fasi del sonno

Il sonno non è un fenomeno monolitico, ma piuttosto un’esperienza multi-fase che ci accompagna durante tutta la nostra vita. Già nel 1968, Rechtsschaffeen e Kales si dedicarono allo studio approfondito delle dinamiche del sonno, definendo una serie di fasi che, ancora oggi, rappresentano una pietra miliare nella comprensione di questo fenomeno.

Durante la crescita, la struttura e la durata delle diverse fasi del sonno subiscono significative variazioni. I neonati e i bambini piccoli, ad esempio, vivono frequenti risvegli notturni. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questi risvegli non sono un disturbo, ma un aspetto fondamentale del loro sviluppo neurologico. Questi momenti permettono infatti una corretta maturazione delle cellule nervose e sono essenziali per un equilibrato sviluppo cerebrale.

Uno degli aspetti affascinanti legati al sonno è il legame con l’allattamento. È stato osservato che l’allattamento al seno può influenzare positivamente la fase REM (Rapid Eye Movement) del sonno, un periodo caratterizzato da intensa attività cerebrale e da movimenti rapidi degli occhi. Proprio durante la fase REM avvengono processi cruciali per la formazione della memoria, l’apprendimento e, in generale, per lo sviluppo cerebrale del bambino. Questa fase, così critica e dinamica nei primi mesi e anni di vita, raggiunge una stabilizzazione intorno ai 3-5 anni di età. Da quel momento, il sonno del bambino inizia a somigliare sempre più a quello dell’adulto, ma ogni fase, ogni risveglio ha avuto il suo ruolo fondamentale nella costruzione di un cervello sano e attivo.

Conclusione e consigli per i genitori

Per offrire un quadro completo, è bene sapere che dormire insieme al bambino, con le dovute accortezze, può aiutare a sincronizzare i ritmi sonno-veglia di madre e figlio. In conclusione, alcune riflessioni:

  • Il sonno dei neonati è diverso da quello degli adulti;
  • I risvegli frequenti sono normali fino ai 3-4 anni;
  • Rispettare il ritmo del bambino aiuta nel suo sviluppo;
  • Non rispondere al pianto del bambino può compromettere la fiducia in voi;
  • La presenza e il conforto dei genitori sono essenziali per lo sviluppo emotivo del bambino.

In sintesi, le fasi di risveglio sono dure, ma temporanee. Prendete questo periodo con serenità, cercando di riposare quando possibile e di godervi ogni momento con il vostro bambino. Non lo state viziando, lo state comprendendo e ascoltando!

Se ti sei identificata in questo articolo o cerchi consigli, trucchi e supporto sul sonno dei tuoi piccoli, puoi sentirti meno sola chiedendo aiuto.

E tu cosa ne pensi?

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