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Malattie infettive

Frenata nella Fase 2. Ecco cosa ha convinto Conte a non riaprire (subito) tutte le attività

Cosa ha spinto Conte a frenare la fase 2? Ecco cosa sarebbe accaduto se tutto fosse tornato alla normalità

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L’Italia è stata una delle poche nazioni a frenare subito la Fase 2. Ma adesso anche altri paesi ci stanno ripensando e vogliono tornare all’idea della Fase 1. In Germania, per esempio, si è verificata nuovamente un’impennata di contagi e ora anche Parigi e Berlino stanno ridimensionando la riapertura di scuole e altre attività. Ma cosa ha convinto Conte a frenare la ri-partenza?

Il report del Comitato tecnico scientifico

Un report, elaborato da Comitato Tecnico Scientifico sull’emergenza Coronavirus, potrebbe essere alla base delle scelte del Premier Conte sulla riapertura delle attività che non avverrebbe più come anticipato ma in maniera molto più graduale.

Cosa sarebbe accaduto?

I tecnici del Comitato Scientifico si sono chiesti cosa sarebbe accaduto se tutte le attività fossero state riaperte i primi giorni di maggio. Se gli studenti fossero tornati sui banchi di scuola, se il telelavoro fosse stato solo più un ricordo e i negozi fossero tornati alla normalità, la situazione che si sarebbe venuta a creare sarebbe stata davvero molto rischiosa. E’ stata riportata, nel documento elaborato dagli scienziati, una situazione simile e i risultati sarebbero stati piuttosto drammatici. Sarebbero stati necessari almeno 151 mila posti in terapia intensiva, si sarebbe verificato un aumento dei ricoveri fin da giugno e a fine anno saremmo arrivati a ben 430.866. Secondo i tecnici del comitato «lo spazio di manovra sulle riaperture» è, perciò, molto ridotto.

I risultati

I risultati mostrati nel report scaricabile a QUESTO LINK non hanno lasciato, probabilmente, alcuna scelta alle decisioni di Conte: «In particolare, la sola riapertura delle scuole potrebbe portare allo sforamento del numero di posti letto in terapia intensiva attualmente disponibili a livello nazionale. Assumendo che i contatti in comunità non aumentino, la riapertura dei settori manifatturiero, edile, commercio e ristorazione avrebbe un impatto minimale sulla trasmissibilità dell’infezione. Tuttavia, mentre per il settore edile e manifatturiero questo scenario può considerarsi realistico, per il settore commerciale e di ristorazione un aumento di contatti in comunità è da considerarsi un’inevitabile conseguenza dell’apertura di tali settori al pubblico, e può potenzialmente innescare nuove epidemie». È importante sottolineare che Conte non ha seguito tutte le indicazioni del comitato, il qualche sconsigliava anche l’attività motoria se non nei pressi delle abitazioni.

Troppi pochi posti letto

Il Comitato Scientifico segnala anche un problema non di poco conto: il numero di posti letto a disposizione nel caso di un nuovo boom di contagi potrebbe non essere sufficiente. «Nella maggior parte degli scenari di riapertura dei soli settori professionali (a scuole chiuse) anche qualora la trasmissibilità superi la soglia epidemica, il numero atteso di terapie intensive al picco risulterebbe comunque inferiore all’attuale disponibilità di posti letto (circa 9.000)». Ma il pericolo maggiore sarebbe comunque quello derivante dalla riapertura di negozi e locali pubblici.

Cosa si può fare quindi?

La prima fase, probabilmente, sarebbe quella di verificare l’efficacia dei dispositivi di sicurezza. Se questi ultimi riducessero la trasmissibilità almeno del 15% nel caso di riapertura dei negozi, «gli scenari di riapertura dei settori commerciali potrebbero permettere un contenimento riuscendo a limitare la trasmissione in comunità negli over 60 anni». Per aprire in sicurezza anche ristoranti e bar, invece, il comitato spiega che «se l’adozione diffusa di dispositivi di protezione individuale riducesse la trasmissibilità del 25 per cento, gli scenari di riapertura del settore commerciale e di quello della ristorazione potrebbero permettere un contenimento riuscendo a limitare la trasmissione in comunità negli over 65 anni».

Quindi, anche a tutti noi piacerebbe tornare alla normalità, va da sé che ci troviamo in momento molto delicato e passare alla Fase 2 senza considerare i reali rischi potrebbe essere un grave errore.

E tu cosa ne pensi?

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