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Salute

Coronavirus in Italia: facciamo il punto ma evitiamo psicosi

Sul Coronavirus, la sua diffusione nel mondo e la possibile in Italia, l’ISS fa il punto durante il primo incontro tecnico con il Ministero della Salute, le Regioni, le società scientifiche e gli Ordini professionali. L’esperta: evitiamo la psicosi

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Coronavirus in Italia

Nel momento in cui scriviamo sono stati confermati dall’OMS oltre 6.000 casi in Cina e 170 decessi. Un totale di 15 Paesi coinvolti in tutto il mondo dal 31 dicembre 2019 al 28 gennaio 2020. Ci sono anche due casi sospetti in Italia, a Civitavecchia.
Nell’Unione Europea nove casi anch’essi confermati: cinque in Francia e quattro in Germania. Questi, secondo l’ISS (Istituto Superiore di Sanità) sono i numeri del contagio da COV, il nuovo Coronavirus – nuovo rispetto ai 6 tipi conosciuti, di cui due di origine zoonotica (MERS e SARS). Il bilancio è in costante aggiornamento.

L’incontro tecnico sul Coronavirus all’ISS: il problema sono le conoscenze limitate

«Le conoscenze sono limitate – ha commentato Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’ISS, nel corso della riunione svoltasi ieri con rappresentanti del Ministero della salute e referenti regionali in videoconferenza – perché non abbiamo dati sufficienti relativi al follow-up dei casi. Con estrema cautela, possiamo dire che i livelli di letalità sono attualmente inferiori a quelli della SARS e superiori a quelli dell’influenza anche per la mancanza di un vaccino in grado di proteggere le persone più fragili. Quello che è certo è il focolaio con epicentro a Wuhan, sede del mercato ittico dove tuttavia non si commercia solo pesce, ma molti altri animali selvatici vivi. E’ certo anche che la trasmissione di comunità, ovvero il passaggio da uomo a uomo, è sostenuta. Poche invece le certezze relativamente all’incubazione (fino a 14 giorni), al picco di escrezione virale, a quanti altri casi può generare una persona colpita dal virus (diversi modelli matematici hanno stimato due casi)».

I contatti a rischio Coronavirus

Nel corso dell’incontro sono stati ribaditi, da Giuseppe Ippolito dell’Ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma, i criteri di contatti a rischio:
l’esposizione associata all’assistenza sanitaria;
la permanenza con pazienti affetti da COV;
i viaggi con pazienti infetti;
la coabitazione con gli stessi.

D’obbligo – sottolinea l’ISS – rivolgersi per ogni dubbio al numero verde del Ministero della Salute 1500 che risponde in italiano, in inglese e grazie ai mediatori culturali, anche in cinese, e che non ha più soltanto un ruolo informativo ma anche di valutazione dei casi e quindi di indirizzamento verso canali sanitari. Per approfondimenti consultare la pagina di Epicentro dedicata al Coronavirus.

Evitare la psicosi: il commento dell’esperta

Susanna Esposito, Presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid) e Professore Ordinario di Pediatria all’Università di Parma, commenta: «Il nuovo virus non deve essere sottovalutato, soprattutto finché non saranno del tutto note le modalità in cui muta e tutte le caratteristiche che ne favoriscono la diffusione. Ma l’attuale allarmismo rischia di essere eccessivo. A oggi, il nuovo coronavirus si è rivelato mortale solo nel meno del 3% dei casi confermati. senza considerare le migliaia di persone a cui non è stato rilevato per assenza di sintomi. Basti pensare – prosegue Esposito – che solo in Italia, come confermano i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno circa 8.000 persone muoiono per le complicanze dell’influenza, centinaia di migliaia in tutto il mondo».

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