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Vaccino Covid: grave reazione allergia in un operatore sanitario. Ecco cosa è accaduto

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Coronavirus vaccino

Sono cose che accadono: ma si spera sempre che non accadano a noi. La reazione allergica a un vaccino (o qualsiasi altro farmaco) può causare episodi anche gravi mettendo a rischio la vita di una persona. Ed è ciò che è accaduto con il vaccino anti-covid di Pfizer dopo essere stato iniettato in un operatore sanitario. I dettagli della vicenda.

Grave reazione allergica al vaccino anti-covid

L’episodio ha coinvolto un operatore sanitario del Bartlett Regional Hospital – una piccola struttura in Alaska. Si tratta di una donna di mezza età che inizialmente ha sviluppato un semplice rash cutaneo che poi si è evoluto con un aumento della frequenza cardiaca e infine difficoltà a respirare. Fortunatamente è stata trattata e salvata con un trattamento d’emergenza. Sembra però aver avuto bisogno anche della terapia intensiva. Ma cosa potrebbe aver innescato una simile reazione di ciò che è contenuto nel vaccino elaborato da Pfizer-BioNTech?

Grave reazione allergica al vaccino: un fatto piuttosto raro

Prima di puntare il dito contro il vaccino è importante sottolineare che qualsisia farmaco – tanto più se viene iniettato – può causare reazioni allergiche in soggetti predisposti. Accade anche con altri tipi di vaccini ma a causa del tema così ampiamente discusso in questo periodo fa sicuramente più notizia quando si parla di vaccini anti-covid. Detto ciò, è importante sottolineare che tali reazioni si verificano in genere in una persona su un milione. Pertanto, sono considerati fenomeni piuttosto rari.

Reazione allergica al vaccino Covid: il racconto della collega

A testimonianza di quanto accaduto, ci sono le parole della dottoressa Lindy Jones collega dell’operatrice sanitaria colpita da reazione allergica. La donna racconta come a soli dieci minuti dall’iniezione abbia sviluppato un rash cutaneo trattato immediatamente con un antistaminico denominato Benadryl. Nonostante ciò, la frequenza cardiaca è aumentata in maniera significativa e poco dopo ha avuto difficoltà a respirare. I medici hanno quindi deciso di portarla nel reparto di pronto soccorso e farle una iniezione di emergenza a base di epinefrina. «Ero preoccupata che potesse sviluppare una reazione anafilattica. Qui siamo un piccolo ospedale, quindi se siamo preoccupati per la vita di qualcuno, lo mettiamo in terapia intensiva», spiega la dottoressa Jones. Dalle dichiarazioni dei colleghi, quindi, la terapia intensiva sembra essere stata usata solo a scopo precauzionale e non perché ce n’era effettivamente bisogno. Nonostante la donna non abbia mai avuto reazioni allergiche e ora si sia ripresa benissimo non verrà sottoposta a una seconda dose come richiesto dal protocollo.

Il vaccino Pfizer è sicuro?

Secondo quanto è emerso dalle indagini condotte dall’FDA, è ritenuto assolutamente sicuro con un’efficacia del 95%. Sono state già trattate decine di migliaia di persone e gli effetti collaterali sono quasi sempre lievi o moderati in modo molto simile a qualsiasi altro vaccino – compreso quello influenzale. Tra i sintomi più comuni ricordiamo: mal di testa, dolore nel sito dell’iniezione. Affaticamento, febbre lieve dolori articolari.

Cosa causa gli effetti collaterali?

Il vaccino Pfizer – esattamente come quello di Moderna Inc. e NIAID  – è un vaccino a mRNA che utilizza delle nanoparticelle lipidiche contenenti l’informazione genetica delle proteine virali del coronavirus. Se da un lato queste hanno lo scopo di stimolare le nostre cellule a produrre “anticorpi” dall’altro potrebbero causare effetti collaterali. Infatti, quando tali proteine cominciano a circolare nel nostro organismo, il sistema immunitario le etichetta come nemiche producendo anticorpi. In due parole, grazie al vaccino possiamo sviluppare immunità contro la proteina Spike tipica del coronavirus. La stessa proteina che – una volta legata alle cellule umane – distrugge le pareti cellulari rilasciando il proprio materiale genetico e permettendone la replicazione.

Il vaccino è sconsigliato in tutti i pazienti che hanno manifestato reazioni allergiche in prodotti medicinali iniettabili. Per il resto non sembra esserci alcuna controindicazione se non per le donne incinta e i soggetti al di sotto dei 16 anni.

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