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Variante inglese Covid: 7 cose che dovresti sapere

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Covid variante inglese

Proprio quando pensavamo che quest’incubo potesse finire grazie all’avvento dei nuovi vaccini, ecco che spunta una variante pericolosa che mette ulteriormente a rischio la nostra salute. Stiamo parlando della cosiddetta variante inglese, un ceppo virale denominato B.1.1.7 che sembra diffondersi a macchia d’olio in tutta l’Inghilterra sudorientale e che – ahimè – pare sia arrivata anche in Italia. Ma cosa sappiamo, davvero, di questa variante? Purtroppo, ancora troppe poche cose. Ecco quali.

Variante inglese Covid, può innescare sintomi più gravi?

La preoccupazione più grande è proprio il fatto che la variante possa innescare sintomi più gravi ma, al momento, non ci sono prove certe. Quello di cui invece siamo (quasi) sicuri è che la variante sia legata a una maggiore trasmissibilità. I casi in Inghilterra, infatti, sembrano essere aumentati in modo esponenziale mettendo a rischio chiunque venga a contatto – specie se proviene da altri Paesi. In via precauzionale sono stati quindi interrotti i voli verso gli altri Paesi.

Quanto dobbiamo preoccuparci delle mutazioni?

Le mutazioni, quando si parla di virus, sono considerate normali. Ancor di più se parliamo di Coronavirus. I dati scientifici ci dicono infatti che il SARS-CoV-2 sviluppa mediamente 1 o 2 mutazioni al mese grazie alle persone contagiate. «Questo significa che molti dei genomi sequenziati oggi differiscono di circa 20 punti dai primi genomi sequenziati in Cina a gennaio, ma circolano anche molte varianti con meno modifiche», si legge nella rivista scientifica Science.

Maggiore trasmissibilità

Secondo le più recenti indagini scientifiche si ritiene che la variante inglese abbia una trasmissibilità superiore al 70%. Ricordiamo che tale variante è stata rilevata la prima volta a fine settembre e a novembre il 26% dei casi aveva contratto il B.1.1.7. «Entro la settimana iniziata il 9 dicembre queste cifre erano molto più alte. Quindi, a Londra, oltre il 60 percento di tutti i casi era dovuta alla nuova variante», ha dichiarato il consigliere scientifico capo Patrick Vallance. Il boom di contagi sarebbe però dovuto alla mutazione denominata N501Y. Una mutazione che «ha già dimostrato di aumentare il grado di legame della proteina con il recettore ACE2, il suo punto di ingresso nelle cellule umane».

Una variante sotto stretta sorveglianza

Secondo quanto dichiarato dal Nick Loman – genomicista dell’Università di Birmingham – la variante inglese è oggetto di continui studi. Il motivo? Le mutazioni acquisite contemporaneamente che sono state rilevate di questa variante sono ben 17, di cui 14 amminoacidiche. Ma la cosa che desta più preoccupazione è che la maggior parte di tali mutazioni sono proprio associate alla proteina Spike che – come si legge in questo articolo – si lega al recettore ACE-2 provocando, tra gli altri, anche gravi eventi cardiovascolari.

I vaccini sono efficaci con la variante inglese?

Di risposte certe non se ne hanno. Sappiamo che la proteina Spike è il più importante bersaglio dei vaccini, ma se la proteina muta non è detto che il vaccino funzioni. Tuttavia, il presidente della SIPPS sembra essere particolarmente ottimista: «la variante inglese del Covid-19 non è più letale ma più contagiosa. I virus sono così, loro combattono noi e viceversa, è una lotta corretta nella natura che è sempre esistita, però sono convinto che vinceremo noi. All’inizio del nuovo anno arriveranno i vaccini e possiamo stare tranquilli sulla validità e sull’assenza di effetti collaterali. Soprattutto, saremo protetti dal virus e dalle sue varianti. Voglio dire a genitori, bambini e ragazzi che nel giro di un anno torneremo alla vita di una volta». Ha rassicurato Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di Pediatria preventiva e sociale (SIPPS), in merito alla nuova variante del Coronavirus. «In questo periodo dobbiamo stare più attenti- spiega il presidente SIPPS- perché la variante inglese è più contagiosa nei rapporti interpersonali. Continuiamo a stare distanziati, con la mascherina e a lavarci spesso le mani, resistiamo questi mesi. Sono convinto che la luce è vicina grazie ai vaccini. Entro l’estate- conclude- vaccineremo l’80% della popolazione e subito dopo ci penserà madre natura a sconfiggere il virus con l’immunizzazione sociale o di gregge».

Ancora troppe incognite

In sintesi: sappiamo ancora troppo poco sulla variante inglese, ma non dobbiamo preoccuparci perché è sotto stretta sorveglianza. Non possiamo affermare con certezza che i sintomi saranno più gravi e che ci saranno più persone contagiate. «Ci sono troppe incognite per dire qualcosa del genere», ha dichiarato a Science il virologo Christian Drosten dell’ospedale universitario Charité di Berlino. L’esperto prende in esempio la variante spagnola B.1.177 rilevata questa estate. Anche per quest’ultima si pensava avesse maggiore trasmissibilità considerato il boom di casi. Tuttavia, adesso si pensa che non sia così: probabilmente la rapida diffusione era stata determinata dal caso. Non sono dello stesso avviso, invece, gli scienziati dell’Università del KwaZulu Natal che hanno esaminato un’ulteriore variante africana che presenta la mutazione N501Y e sembra essere davvero più virulenta delle altre. Si tratterebbe di una variante maggiormente pericolosa nei soggetti giovani. Tuttavia, «è necessario ottenere più dati per esserne sicuri», ha concluso John Nkengasong, direttore dell’Africa Centers for Disease Control and Prevention.

I consigli dell’ECDC

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ha stilato una lista di consigli per limitare la diffusione della variante inglese:

  • Tutti i campioni di Coronavirus devono essere testi in modo tempestivo
  • E’ importante usare la PCR come indicatore dei nuovi casi
  • E’ necessario monitorare gli individui vaccinati per identificare una eventuale inefficacia del vaccino

Fonti scientifiche:

E tu cosa ne pensi?

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