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Pediatria

Virus respiratorio sinciziale: obbligo mantenere alta l’attenzione

L’epidemia da virus respiratorio sinciziale è pienamente in corso. È d’obbligo mantenere alta l’attenzione, ma «la profilassi ha aiutato a contenere i contagi»

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Virus respiratorio sinciziale

Il virus respiratorio sinciziale continua a preoccupare i genitori dei bambini sotto i due anni. A ottobre, novembre e dicembre si era verificato un alto numero di casi, causando problemi nella gestione degli accessi ai reparti anche in concomitanza con il Covid.

«Si presenta con tosse e raffreddore che possono evolvere in bronchioliti – spiega il professor Fabio Mosca, past president della Società Italiana di Neonatologia (SIN), Professore Ordinario di Pediatria presso l’Università degli Studi di Milano e Direttore del Dipartimento per la Salute della Donna, del Bambino e del Neonato della Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – È importante continuare a tenere alta la guardia, perché nonostante i casi oggi siano meno numerosi, il virus non è sparito. Molti dei bambini colpiti hanno avuto contemporaneamente anche il Covid. Non ci sono ancora dati che documentino con certezza quanto sia stata grave l’infezione quest’anno, ma sappiamo che ha avuto connotati diversi rispetto al solito in termini di severità e anticipo».

Il sinciziale nel 2021 è arrivato in anticipo rispetto al solito, complici le misure di contenimento da Covid che sono state adottate durante il 2020, che ne avevano limitato la diffusione e si è presentato in modo più aggressivo, generando criticità negli ospedali.

Epidemia ancora in corso

«La stagione epidemica è ancora pienamente in corso – sottolinea Mosca – Restano valide le misure di precauzione e prevenzione che abbiamo imparato a utilizzare per fronteggiare il Covid: mascherine, lavaggio delle mani, distanziamento e attenzione a non frequentare luoghi affollati. I genitori devono continuare a stare attenti, in modo particolare nel primo anno di vita del bambino».

La profilassi contro il virus

«Oltre alla prevenzione primaria, è prevista una profilassi con anticorpo monoclonale, che viene somministrata entro i primi 6 mesi di vita per tutti i nati prima della ventinovesima settimana e fino alla trentacinquesima settimana, in presenza di fattori di rischio. Consiste in cinque iniezioni intramuscolari da effettuare una volta al mese, da inizio novembre a marzo. È necessario sottolineare la sua importanza – dichiara Mosca – Si è visto infatti come abbia aiutato a contenere i contagi e come siano stati maggiormente colpiti i bambini rimasti fuori da quest’ultima, che protegge dalle forme più gravi ed evita il ricovero. La maggior parte dei ricoverati sono stati i bambini a termine, cioè quelli nati dopo la trentasettesima settimana, che allo stato attuale non vengono sottoposti. A causa dell’anticipo della stagione epidemica potrebbe essere prevista, nei casi in cui si è incominciata la profilassi a ottobre, una sesta dose, per completare il periodo di copertura fino al termine della stagione epidemica».

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